A pesca di aguglie con Paolo

 Aguglia: ottima esca ma anche pietanza prelibata.

L'amico Paolo Verardi ci spiega la sua tecnica per catturarle.


L'aguglia è da sempre un'esca viva tra le più ricercate per la cattura dei grandi predatori come ricciole, lecce e serra, ma è anche un piatto gustoso se cucinata con cura. Che siate alla ricerca di un'ottima esca o di un piatto sfizioso l'amico Paolo ci racconterà come cattura questa preda fin dagli anni sessanta.

Per prima cosa ringrazio Paolo per aver accettato l'invito qui "al bar dei pescatori"

Grazie a te Luca

Bene Paolo come tu sai, qui al bar dei pescatori è consuetudine, al primo invito, raccontare un po' di se e di come nasce la passione per la pesca.

La mia passione per la pesca nasce molti anni fa in acque interne essendo residente a Bologna. La passione per il mare invece si è manifestata con gradualità. Il primo contatto con la pesca in mare ed in particolare con la pesca delle aguglie lo ebbi negli anni sessanta in vacanza all'isola d'Elba dove, osservando pescatori locali che catturavano questo tipo di pesce decisi, con amici, di cimentarmi grazie anche ai consigli di alcuni  di loro. Devo dire anche con buoni risultati. Nei primi anni settanta la svolta. Il mio compagno di pesca, ammalatosi di asma, accentuata anche dai bigattini, non poteva più pescare in fiume,  anzi, gli veniva consigliato il mare come terapia coadiuvante. Decise di comprare casa in riviera ed io lo seguii dopo poco. Le prime esperienze di pesca non furono molto divertenti tanto che, a fine estate,  dissi al mio amico che non sarei più venuto a pesca in riviera.

Come è accaduto che sei diventato un "cittadino onorario" di Valverde?

Colpa di un video!!

Ma dai!!

Per puro caso sia io che il mio amico vedemmo un video dove si mostrava la cattura delle aguglie a Cervia, memori quindi dell'esperienza fatta anni prima all'isola d'Elba decidemmo di riprovare con la pesca nel mare adriatico. L'estate successiva con un moscone a remi iniziammo la cattura delle aguglie a 100 metri dalla spiaggia. Tanto fu il divertimento che l'anno successivo utilizzammo un mezzo più evoluto "il pedalò" per i nostri spostamenti e successivamente il patino a motore con un potentissimo 5 cv.!!!

Splendido!!

Poi siamo passati ad una barchetta, e successivamente ad una più performante. Nel frattempo scoprimmo anche la pesca degli sgombri mettendo in secondo piano le aguglie.

E alla fine è arrivata Poppidù, la tua attuale imbarcazione.

Paolo sulla sua POPPIDU'


Si esatto, che non cambierei per nulla al mondo. Per le mie esigenze è la barca ideale!!!

Veniamo adesso alla tua tecnica di pesca delle aguglie, raccontaci il tuo metodo.

Molto semplice, per prima cosa vado alla ricerca della zona ottimale indirizzandomi in conseguenza delle informazioni ricevute da altri pescatori o da quanto riesco a vedere mentre sono in mare.

La mia pesca si svolge all'ancora. Una volta ormeggiati, preparo la pastura fatta da sarde contenute nella "fitta" (ndr rete a sacco costituita da maglie piccole e nodi pronunciati). E' fondamentale posizionare la rete sul pelo dell'acqua con quell'azione "tocco e non tocco" per far si che la pastura si disperda il più possibile sulla superfice. Di tanto in tanto lancio qualche pezzetto di sarda nella zona di pesca dove cioè faccio arrivare il terminale delle mie canne.

Una volta preparato il "campo di battaglia".........

Preparo il mio sistema pescante. Uso una canna tipo bolognese montata con un galleggiante piombato da 6 - 10 gr., dipende da quanto voglio lanciare lontano e un terminale di circa 2 metri del 0,20. Il terminale lungo e non piombato garantisce all'esca di fluttuare subito sotto la superficie che è la zona di caccia preferita dalle aguglie. Al termine lego un amo del numero 7 palettato a gambo lungo e se possibile ritorto.

E come lo inneschi?

Preparo una strisciolina sottile di sarda facendo attenzione a non rovinare la pelle che è una delle parti attraenti e poi innesco dalla coda passando due volte sull'amo e mantenendo un pezzettino di sarda libera alla fine. L'obiettivo è far si che l'esca fluttui e si muova spinta dalla corrente simulando il più possibile un pesciolino indifeso.

Grazie Paolo molto interessante, hai qualche altro suggerimento?

Come tutti i pesci che predano anche le aguglie cercano di ferire o stordire la preda prima di mangiarla, per cui nella pesca occorre pazienza e non cercare l'ingaggio ai primi sussulti del galleggiante, ma è necessario aspettare la partenza decisa che sta a significare l'allamata!!!

Bene anche oggi vi ho raccontato una storia che inizia tanti anni fa ma che ancora oggi può essere utile e attuale. Ringrazio Paolo per la sua disponibilità e, a tutti voi amici che peschiate le aguglie da usare come esca o da cucinare sulla brace vi auguro Buon Mare.

Dal Bar dei pescatori è tutto "PASSO E CHIUDO"



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